L’Avvento, tempo mariano per eccellenza, ha come icona la Vergine di Nazareth. Papa Francesco ha affermato che «Maria è la “via” che Dio stesso si è preparato per venire nel mondo. La Solennità dell’Immacolata Concezione – 8 dicembre – fa parte del mistero che l’Avvento celebra: Maria è il prototipo dell’umanità redenta, il frutto più eccelso della venuta redentiva di Cristo. Maria è la Madre, il modello dell’attesa fiduciosa e vigilante, dell’ascolto, della decisione, dell’azione. In questo tempo che precede il Natale, Maria è pronta ad accoglierci tra le sue braccia perché anche noi possiamo attendere insieme a lei la venuta di suo Figlio, il nostro Salvatore. L’attesa è un tempo di fervore del cuore, un tempo di domanda, di speranza e di letizia. Per questo chiede di essere vissuto non in solitudine, ma in compagnia di una presenza. Quale presenza migliore di quella della Madre? Lei ci introduce nella conoscenza di Dio, in un’esperienza di fede che ci consente una intimità con Lui che ancora oggi si piega su di noi e, con la Sua grazia, illumina la ragione, apre nuovi orizzonti, imprevedibili e infiniti. In quanto anche Madre nostra, lei si china su ciascuno di noi e ci dona ancora il Figlio suo, ci trasmette la vita divina, risveglia in noi il desiderio di Dio e ci insegna a diventare anche noi, a nostra volta, madri dell’umanità, a donare cioè, a nostra volta, il divino, a diventare noi culla della Vita perché tutti possano incontrare l’Eterno e vivere di Lui.

Per tanti motivi oggi noi ci ritroviamo immersi in una vita scandita da orari, appuntamenti, scadenze: le giornate sono organizzate, gli impegni fissati, gli incontri programmati. Questo stile di vita, per molti aspetti necessario, ci rende però un pò estranei, o perlomeno lontani, dall’esperienza dell’attesa vigilante di cui ci parla il vangelo. Sono ormai poche le esperienze che viviamo «senza sapere quando è il momento», perché i programmi riempiono la nostra vita. Nonostante tutto, però, ci sono ancora vicende che irrompono nella nostra esistenza senza appuntamento: l’inizio di una vita e la sua fine, il dono dell’amicizia, la grazia dell’amore, l’incontro con Dio. Nonostante i nostri tentativi di programmare ogni cosa, il figlio al momento giusto, la morte senza soffrire, l’amore quando siamo pronti, la fede quando ne sentiamo l’esigenza, dobbiamo riconoscere che spesso questi giungono senza che noi ce lo aspettiamo, portando con sé a volte gioia, altre volte sorpresa, ma anche paure e sofferenza. L’avvento ci riconduce proprio a questo: ad un “venire” che non possiamo controllare o conoscere in anticipo, ma solo attendere. Perché l’uomo che attende mette al centro ciò o Colui che deve venire, mentre l’uomo che programma mette al centro se stesso e i suoi progetti. E in questa attesa, che a volte si fa difficile, Gesù stesso ci indica l’atteggiamento spirituale e profondamente umano del “vegliare”. Gesù ripete, con insistenza e a tutti, il suo invito: «vegliate». Vegliare, affinché il nostro sguardo sulle cose, sulle persone, sugli avvenimenti quotidiani ritorni ad essere sensibile, e quindi in attesa del venire di Dio nella nostra vita e nella storia, ancora oggi tanto bisognosa di riconoscere i segni della Sua presenza. La festa dell’Immacolata è un’occasione per guardare a Maria e imparare da lei l’arte dell’attesa, della fiducia e della vigilanza. Lei affronta il cammino della sua vita con grande realismo, umanità, concretezza. L’ascolto, la decisone e l’azione sintetizzano l’atteggiamento di Maria e indicano una strada anche per noi di fronte a ciò che ci chiede il Signore nella vita.

  1. Ascolto. Il gesto di Maria di andare dalla parente Elisabetta, la sua disponibilità, nasce da una parola dell’Angelo di Dio: «Elisabetta tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio…» (Lc 1,36). Maria sa ascoltare Dio. Attenzione: non è un semplice “udire”, un udire superficiale, ma è l'”ascolto” fatto di attenzione, di accoglienza, di disponibilità verso Dio. Non è il modo distratto con cui a volte noi ci mettiamo di fronte al Signore o agli altri: udiamo le parole, ma non ascoltiamo veramente. Maria è attenta a Dio, ascolta Dio. Ma Maria ascolta anche i fatti, legge cioè gli eventi della sua vita, è attenta alla realtà concreta e non si ferma alla superficie, ma va nel profondo, per coglierne il significato. La parente Elisabetta, che è già anziana, aspetta un figlio: questo è il fatto. Maria è attenta al significato, lo sa cogliere: «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). Questo vale anche nella nostra vita: ascolto di Dio che ci parla e ascolto anche della realtà quotidiana, attenzione alle persone, ai fatti, perché il Signore è alla porta della nostra vita e bussa in molti modi, pone segni nel nostro cammino; a noi dà la capacità di vederli.
  2. Decisione. Maria non vive “di fretta”, con affanno, ma, come sottolinea l’evangelista Luca, «meditava tutte queste cose nel suo cuore» (cfr Lc 2,19.51). E anche nel momento decisivo dell’Annunciazione dell’Angelo, lei chiede: «Come avverrà questo?» (Lc 1,34). Ma non si ferma neppure al momento della riflessione; fa un passo avanti: decide. Non vive di fretta, ma solo quando è necessario “va in fretta”. Lei non si lascia trascinare dagli eventi ma non evita la fatica della decisione. E questo avviene sia nella scelta fondamentale che cambierà la sua vita: «Eccomi sono la serva del Signore…» (cfr Lc 1,38), sia nelle scelte più quotidiane, ma ricche anch’esse di significato. Pensiamo all’episodio delle nozze di Cana (cfr Gv 2,1-11): anche qui si vede il realismo, l’umanità, la concretezza di Maria, che è attenta ai fatti, ai problemi; vede e comprende la difficoltà di quei due giovani sposi ai quali viene a mancare il vino della festa, riflette e sa che Gesù può fare qualcosa, e decide di rivolgersi al Figlio perché intervenga: «Non hanno più vino» (cfr v. 3). Decide. Nella vita è per noi difficile prendere decisioni, spesso tendiamo a rimandarle, a lasciare che altri decidano al nostro posto, spesso preferiamo lasciarci trascinare dagli eventi, seguire la moda del momento; a volte sappiamo quello che dobbiamo fare, ma non ne abbiamo il coraggio o ci pare troppo difficile perché vuol dire andare controcorrente. Maria ci offre un esempio: decidere e fidarsi.
  3. Azione. Maria si mise in viaggio e «andò in fretta…» (cfr Lc 1,39). Nonostante le difficoltà, le critiche che avrà ricevuto per la sua decisione di partire, non si ferma davanti a niente. E qui parte “in fretta”. Nella preghiera, davanti a Dio che parla, nel riflettere e meditare sui fatti della sua vita, Maria non ha fretta, non si lascia prendere dal momento. Ma quando ha chiaro che cosa Dio le chiede, ciò che deve fare, non indugia, non ritarda, ma va “in fretta”. L’agire di Maria è una conseguenza della sua obbedienza alle parole dell’Angelo, ma unita alla carità: va da Elisabetta per rendersi utile; e in questo uscire dalla sua casa, da se stessa, per amore, porta quanto ha di più prezioso: Gesù, porta il Figlio. A volte anche noi ci fermiamo all’ascolto, alla riflessione su ciò che dovremmo fare, forse abbiamo anche chiara la decisione che dobbiamo prendere, ma non facciamo il passaggio all’azione. E soprattutto non mettiamo in gioco noi stessi muovendoci “in fretta” verso gli altri per portare loro il nostro aiuto, la nostra comprensione, la nostra carità. Portiamo anche noi, come Maria, ciò che abbiamo di più prezioso e che abbiamo ricevuto: Gesù e il suo Vangelo, soprattutto con la testimonianza concreta del nostro agire.

Viviamo, dunque, questo Tempo Forte di Avvento insieme a Maria, l’Immacolata, guardando e vivendo con lei diventeremo più capaci di offrirci al servizio di Dio e, come lei, generare Gesù nel momento presente, per donarlo a questa umanità.

Piero Puglisi