Questo viaggio, organizzato dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziali (UNAR) e la Formez, si inserisce in un percorso progettuale volto a promuovere la cultura delle comunità romanes e una maggiore conoscenza della storia, anche nelle forme più tragiche, rappresentate in questo caso dallo sterminio nazi-fascista e dalla “soluzione della questione zingara”.

Oltre 40 i partecipanti da tutta Italia, tra i quali membri del Forum Rom, Sinti e Caminanti (RSC), giovani attivisti, studenti universitari, ricercatori universitari e membri riconosciuti della comunità romanì impegnati nella trasmissione e la valorizzazione della tematica.

In qualità di referente della Fondazione Città Solidale per il Forum RSC ho avuto la possibilità di visitare il campo di Auschwitz e quello di Birkenau e posso affermare che è stata un’esperienza personale e comunitaria che ha assunto un forte significato, non solo per le emozioni che mi ha suscitato ma anche perché mi ha consentito di mettere in connessione la nostra storia con quella di altre comunità e gruppi.

I campi di Auschwitz sono stati ideati e costruiti da uomini che pensavano che ebrei, zingari, oppositori politici, omosessuali, malati di mente fossero da eliminare, perché rappresentavano delle diversità inaccettabili, per motivi razziali, o semplicemente perché resistevano e si opponevano al regime. La Z cucita sui loro vestiti identificava e marchiava questi gruppi come asociali e indesiderabili da controllare, deportare, eliminare. Uomini non più considerati esseri umani, li chiamavano Stücke, “pezzi”, e dentro i campi di concentramento e di sterminio, la loro eliminazione fisica diventava un esercizio per risolvere un problema sociale.

Ciò che è accaduto è così lontano dal nostro presente? Esiste oggi il rischio di costruire, conservare e diffondere stereotipi che portino ad odiare altre persone, fino ad immaginare che la loro eliminazione fisica possa rappresentare un bene per la società?

Proprio perché queste domande sono purtroppo di estrema attualità l’UNAR ha fortemente voluto rafforzare questa esperienza con riflessioni, approfondimenti tematici, e con l’incontro con un gruppo di studenti che partecipava al Treno della Memoria, per continuare a raccontare questa pagina di storia, perché pregiudizi e discriminazioni nei confronti di rom, sinti e caminanti continuano ad esasperare la marginalizzazione e ad acuire conflitti sociali, rendendo quindi assolutamente necessarie azioni di sensibilizzazione.

Auschwitz oggi deve ricordarci esattamente questo: che le nostre scelte personali sono le fondamenta per un futuro di pace e di amicizia tra popoli.